Il popolo egizio ha lasciato segni indelebili che hanno attraversato i secoli, permettendoci di capire di più sulla loro incredibile cultura che spaziava dall’architettura alla medicina.
Il loro passaggio è sicuramente testimoniato dalle piramidi e dai grandi templi. È proprio in queste stupefacenti strutture che gli studiosi hanno potuto ritrovare esempi della loro avanzata arte orafa in particplare all’interno delle tombe non saccheggiate e rimaste, quindi intatte nel corso dei secoli.
Per gli egizi, i gioielli avevano un significato che andava oltre la loro funzione decorativa. Consideravano i gioielli come dei potenti amuleti con un valore di protezione contro il maligno e ogni tipo di avversità. Per questa ragione erano utilizzati da persone di ogni ceto sociale e genere, sia donne che uomini. Venivano indossati dai bambini e perfino dai gatti, animali considerati sacri e rispettati.
I primi gioielli egizi avevano influenze mesopotamiche. In seguito svilupparono caratteristiche proprie principalmente legate a simboli, credenze religiose e fasti dinastici.
La simbologia egizia è ricca di figure zoomorfe come gatti, fiori di loto, serpenti, scarabei, ecc. Lo scarabeo era una delle raffigurazioni più diffuse. Veniva utilizzato principalmente come sigillo o amuleto, perché simbolo di protezione.Il serpente e lo scorpione, invece, tenevano lontani gli spiriti maligni.
Gli ornamenti più diffusi erano: collari circolari, pettorali, bracciali, anelli a sigillo e ornamenti per il corpo da indossare su vestiti o parrucche
Anche il capo veniva ornato con fermagli per capelli o cerchietti, che potevano essere intrecciati con ghirlande di fiori e indossati intorno alla fronte.I cerchietti raffiguranti l’avvoltoio erano considerati diademi reali, realizzati in oro laminato e decorati con la tecnica del traforo. Gli accessori per capelli comprendevano anche parrucche decorate con piccole perline tubolari o geroglifici. I bambini, invece, erano soliti adornare una ciocca dei loro capelli con piccoli pesci d’oro o turchese.
I materiali più usati erano oro di elevata purezza (tra i 17kt e i 22kt), argento e gemme preziose: lapislazzuli, turchese, malachite, quarzo, diaspro, ossidiana e tante altre, sempre dai colori sgargianti.Lo smeraldo, apprezzato da Cleopatra, era particolarmente famoso per il suo colore verde, associato alla rinascita, alla fertilità e alla giovinezza.
Erano molto gettonate anche maioliche e paste vitree composte da silicati, argille e soda, mescolati con cobalto o rame per raggiungere rispettivamente i colori blu scuro o blu/verde chiaro.
Gli antichi gioiellieri godevano di grande stima e lavoravano nelle botteghe del faraone. Il mestiere del gioielliere era considerato prestigioso e veniva tramandato di generazione in generazione. All’ora come oggi esistevano diverse figure professionali specializzate, tra cui l’intagliatore di pietre preziose, l’orefice e lo specialista in cotti.
La ricca cultura orafa degli antichi egizi è stata in parte preservata fino ad oggi grazie a orafi di periodi successivi che hanno tramandato molte delle tecniche nate durante quest’epoca.